Avevamo gia' trattato del benemerito Sacerdote Don Luigi Villa e del suo mandato per combattere la Massoneria Ecclesiastica:

Ecco da chi ha ricevuto il mandato di scovare i massoni ecclesiatici, Don Luigi Villa...Cosi' i tanti denigratori e i pusillanimi si tapperanno la bocca sull'attendibilita' delle sue denuncie.

Ora proponiamo la risposta dell’Ing. Franco Adessa al Vescovo di Brescia:

Eminenza, Eccellenza, Monsignore, Sacerdote, Religioso, Diacono, Onorevole, Laico, Lettore,
Le invio la “Risposta” ad una “Nota del Vescovo” di Brescia, Mons. Luciano Monari, che abbiamo ritenuto offensiva nei confronti del Sac. Dott. Luigi Villa, Direttore della Editrice Civiltà e della Rivista “Chiesa viva” di Brescia.
Il Direttore di “Chiesa viva”, Don Luigi Villa, abbonato a “La Voce del Popolo”, settimanale della Diocesi di Brescia, ha letto nel n. 35, a pagina 15, una “Nota del Vescovo” che lo riguardava.
Ecco il testo:
Nota del Vescovo Luciano Monari
Don Luigi Villa, sacerdote incardinato nella diocesi di Chieti ma residente a Brescia, diffonde da tempo in tutta Italia scritti infamanti riguardo a Paolo VI, Giovanni Paolo lI e altri ecclesiastici. È evidente che le sue idee sono solo sue e non coinvolgono minimamente la diocesi bresciana.
Perché sia tolto ogni possibile equivoco, dietro richiesta di alcuni lettori, lo dichiariamo esplicitamente: gli scritti di don Villa non godono di nessun appoggio o consenso o riconoscimento da parte della diocesi o del presbiterio o del Vescovo. Se non sono stati presi provvedimenti punitivi è solo per non umiliare un prete novantaduenne e perché si ritiene che i suoi scritti non rappresentino un pericolo serio, proprio a motivo della loro evidente faziosità.
+ Luciano Monari, vescovo di Brescia

Questa “Nota del Vescovo”, per essere debitamente compresa, necessita di alcuni chiarimenti.
L’incardinazione di don Luigi Villa nella diocesi di Chieti, la sua successiva residenza nella diocesi di Brescia e i suoi scritti apologetici e critici nei confronti di certi Papi, Cardinali e alti Prelati hanno una sola origine:
l’incontro, avuto nel 1952, con Padre Pio, il quale lo incaricò di dedicare tutta la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica. Per ottenere il mandato papale di questo incarico, Padre Pio inviò don Villa dal bresciano arcivescovo di Chieti, Mons. Giambattista Bosio. Papa Pio XII approvò l’incarico di don Villa ordinandogli di laurearsi in Teologia dogmatica. Laureatosi con “Summa cum Laude”, all’Università papale Lateranense, don Villa iniziò il suo incarico sotto la guida dei cardinali Ottaviani, Parente e Palazzini, che lo addestrarono e lo misero al corrente dei segreti della Chiesa riguardanti la sua specifica attività. Il suo compito principale fu di quello di essere l’agente segreto del card. Ottaviani, con la specialità di documentare l’appartenenza alla Massoneria di alti Prelati della Chiesa cattolica.
Un fatto interessante fu la condizione che Mons. Bosio pose a don Villa per poter accettare l’incarico di suo superiore: «Ti raccomando: non aver mai niente a che fare con Montini!».
Fu con stupore che don Villa udì quelle parole, confermate, però, poi, dallo stesso Padre Pio quando, nella seconda metà del 1963, al termine di un secondo incontro, gli disse: «Coraggio, coraggio, coraggio, perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria!», aggiungendo poi: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa». In quel tempo, regnava Paolo VI

Non vi è quindi da stupirsi se i tre libri di don Villa su Paolo VI contengono una mole schiacciante di citazioni, documenti, fatti e fotografie, perché questi furono raccolti con cura in tanti e tanti anni, come pure tutti gli altri suoi scritti apologetici e critici hanno beneficiato del vantaggio di una persona che per lungo tempo è stata preparata, addestrata e messa al corrente di fatti e segreti che solo il Sant’Uffizio poteva trasmettere. Ma non si può chiamare questi scritti: “scritti infamanti”, perché non si può confondere le “infamie” con la coraggiosa denuncia di tali infamie, anche perché gli “scritti infamanti” sono facilmente confutabili e poi non consentirebbero di andare tanto lontano, mentre la battaglia di don Villa dura da più di quarant’anni, senza che un nemico abbia mai avuto il coraggio di affrontarlo in campo aperto. Certo, lo svolgere una simile attività, non poteva attirare la benevolenza e le simpatie dei membri della Massoneria ecclesiastica, ma solo una crudele persecuzione fatta di allontanamento dei collaboratori, isolamento, calunnie, infamie di ogni tipo (come ad es. quella delle telefonate notturne con minacce, bestemmie e volgarità), morte civile, attacchi fisici (come quello di Parigi che gli ha procurò la perdita di quasi tutti i denti) e, come ultima risorsa, quella di sette tentativi di assassinio, di cui l’ultimo, recente. Si può ora comprendere perché tutta l’opera giornalistica ed editoriale di don Villa non dipenda dalla diocesi di Brescia, perché la Rivista “Chiesa viva” e la Casa Editrice Civiltà furono approvate da Roma e dal suo Vescovo, Mons. Giambattista Bosio, il quale, con l’approvazione dell’allora Segretario di Stato, card. Domenico Tardini, stabilì che don Villa, invece di risiedere a Chieti fosse “ospite” nella diocesi di Brescia. Pertanto, non è necessario alcun “appoggio o consenso o riconoscimento da parte della diocesi o del presbiterio o del Vescovo”, per l’attività di “Chiesa viva”, ora già inviata in 27 Nazioni, o per quella della Editrice Civiltà di cui parecchie pubblicazioni sono già state tradotte e divulgate in lingue straniere, come ad esempio, il libro “Paolo VI beato?” già disponibile in francese, inglese e polacco. Inoltre, Don Villa sa perfettamente che la battaglia che sta conducendo da decenni è una battaglia “solitaria” con nemici invisibili che colpiscono alle spalle e con gli amici che, in gran parte, si defilano; una battaglia fatta di persecuzione sottile e densa di sofferenze, avversione, isolamento e lacrime. Ma egli accetta e sopporta questa tremenda “morte civile”, perché sa che solo la Croce porta alla vittoria. A questa sua battaglia non serve alcuna confusione, coinvolgimento, appoggio, consenso, riconoscimento da parte della diocesi di Brescia, ma serve solo la Fede e il mantenimento della sua promessa fatta a Padre Pio di portare fino in fondo l’incarico da lui ricevuto. Sui provvedimenti punitivi “che non sono stati presi per non umiliare un prete di novantadue anni”, si potrebbe riconoscere al Vescovo una certa magnanimità, ma si dovrebbe anche ricordargli che i provvedimenti punitivi dovrebbero scaturire dall’esito di un processo che viene intentato con dei precisi capi di accusa, i quali, però, non compaiono nella “Nota del Vescovo”. 

Sulla giustificazione che gli scritti di don Villa “non rappresentIno un pericolo serio”, si può affermare che don Villa non ha mai prodotto uno scritto per “rappresentare un pericolo serio” per qualcuno o per qualcosa, ma li ha scritti perché ha ricevuto l’incarico da Padre Pio e il mandato papale di Pio XII di dedicare tutta la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica. Se diversi alti Prelati, in passato, hanno perso la loro posizione per l’azione o gli scritti di don Villa, questo non è stato con l’intento di “rappresentare un pericolo serio”, ma con quello di “eseguire il suo incarico speciale e mandato papale di difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica!”. Sull’“evidente faziosità” degli scritti di don Villa bisognerebbe, innanzitutto, fare la distinzione tra chi ha letto tali scritti e chi non li ha letti. Inoltre, poiché la faziosità è facilmente dimostrabile, ci si dovrebbe domandare perché per più di quarant’anni, non sia mai riuscito a nessuno di dimostrarla! Rimane comunque il fatto che molti dei lettori di “Chiesa viva” e delle innumerevoli pubblicazioni della Editrice Civiltà, da decenni, quasi sempre per iscritto, si complimentano con don Villa, lo benedicono e lo incoraggiano a continuare questa sua battaglia in difesa della Fede e della Chiesa di Cristo. Ma gli scritti di don Villa godono anche di attestati e riconoscimenti di alto livello: nel dicembre 2008: il “Premio giornalistico internazionale Inars Ciociaria”, patrocinato da Presidenza Consiglio dei Ministri, Ministero Beni Culturali, Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Consiglio Regione Lazio, Provincia di Frosinone, U.R.S.E. (Unione Regioni Storiche Europee), con la motivazione:«per la lunghissima attività di giornalista, autore di libri e pamphlet di teologia, ascetica, saggistica… e per il suo impegno nella difesa delle radici cristiane d’Europa e nella tutela della verità contro forze estranee alla nostra civiltà». nell’ottobre 2009: il “Premio dell’Associazione Culturale Val Vibrata di Teramo”, con la motivazione: «quale giornalista, scrittore insigne, editore integerrimo, magistrale Direttore della Rivista “Chiesa viva”, ma soprattutto come sommo teologo per aver dedicato l’intera esistenza nel difendere la Religione Cattolica e nel diffondere la Verità Storica e vivendo secondo il Vangelo»! Ci sembra, quindi, che l’“evidente faziosità”, più che negli scritti di don Villa, si ravvisi, invece, nella forma dell’intera “Nota del Vescovo” che, nel suo tentativo di insultare e discreditare l’anziano sacerdote, non sembra sentire il dovere dell’onere di dimostrarla con dei validi argomenti.

L’Ingegnere bresciano Franco Adessa
DE:http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2010/10/don-luigi-villa-risponde-alle-offese.html