sábado, 12 de setembro de 2009

“Cuore semplice e riservato”. Don Alessandro Galeotti parla di Ratzinger e dei Suoi scritti.

Intevista a don Alessandro Galeotti, il collaboratore di Rinascimento Sacro che sta curando per Cantagalli la collana benedettiana "Strumenti per la Riforma".



di Elisa Manieri

L'Editore Cantagalli ha pubblicato recentemente una raccolta di scritti del Cardinal Joseph Ratzinger sulla liturgia dal titolo “Davanti al Protagonista”. Per tracciare le fila del percorso spirituale che ha portato Sua Santità Benedetto XVI a regalare al lettore, ancora una volta, una visione dell’assoluta bellezza di Cristo, abbiamo intervistato Don Alessandro Galeotti, Direttore della collana Strumenti per la Riforma. Don Alessandro sottolinea il significato della riflessione liturgica dell’Autore, che in questo libro “sonda la profondità della domanda umana e la tenera maternità della Chiesa” non sfuggendo alle critiche ma affrontandole “con un coraggio che i più troveranno impensabile, tanto è vero che il primo testo della raccolta definisce la Chiesa come una Compagnia che ha necessità di riforma, sempre e in profondità”.

Di cosa parla Sua Santità Benedetto XVI, nel nuovo volume pubblicato dalle Edizioni Cantagalli?
“Il volume “Davanti al Protagonista” raccoglie scritti ed interventi del cardinal Joseph Ratzinger sulla Chiesa e sulla liturgia. È un percorso che, come sempre fa il papa, non parte da luoghi comuni e non si afferma grazie al consenso, ma entra, con la profonda semplicità tipica dell’Autore, nella natura dell’argomento. Ovviamente quando si parla di liturgia, non si può dimenticare che essa ha una duplice fonte: il senso religioso dell’uomo, che attinge all’esperienza elementare di desiderio, e la tradizione potente della Chiesa che viene incontro alla nostra libertà abbracciandola”.

Spesso definite letture complicate, affini alla filosofia e alla teologia, cosa significa secondo lei, leggere i testi scritti dal Papa?

“La realtà in genere smaschera i luoghi comuni. Gli scritti del professor Ratzinger prima, poi del cardinale e infine di Benedetto XVI non sono mai “complicati”: il cuore semplice di un uomo riservato, ma sensibile al bello e al dramma dell’uomo, avendo attraversato anche epoche tragiche come il secondo conflitto mondiale, parla proprio per essere compreso, con una semplicità e un’apertura di speranza impressionanti. La filosofia e la teologia in fondo sono l’esperienza normale delle nostre giornate: di fronte alla nascita di un figlio, alla morte di un amico, alla estenuante quotidianità o al contraccolpo, di fronte agli occhi della donna amata, ogni uomo fa filosofia e teologia, si interroga sul proprio Destino, sul proprio significato. È quello che la banalizzazione del quotidiano tenta di farci dimenticare, ma che risulta insopprimibile. Ratzinger ha una lettura chiara, che non parte da dogmatismi, ma proprio dall’esperienza elementare di ciascuno”.

Come Direttore di una collana religiosa, in base a quali parametri sceglie i testi da editare?
“La caratteristica dell’epoca contemporanea è quella della confusione: dentro e fuori la Chiesa, nella cellula familiare come in un orizzonte più ampio, quello sociale, e quello delle relazioni tra culture che oggi inesorabilmente si incontrano, a livello globale. A questa confusione si cerca di rispondere inventandosi una solidità che non si riesce a ritrovare e creando una irenica tensione ad un futuro senza radici, parlando di progresso, ma senza mai definire una meta (mi viene in mente la celeberrima battuta di un film con Totò e De Filippo: “per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”). Da qualche decennio anche nella Chiesa si è affermata la stessa dinamica, cercando un progresso per se stesso, proprio mentre si cercava di cancellare le radici della Tradizione che ci ha generato, avendo come oggetto un uomo perfetto, che non esiste, obliando la stanchezza e il limite del singolo e della comunità. E così gli uomini entrano in chiesa e non trovano Dio, ma un bel discorso sociologico, spiritualista o moralista, che non interessa il cuore, né aggiunge nulla alla congerie di informazioni che già ci piovono addosso. La collana “Strumenti per la Riforma” nasce proprio da questa necessità di sviluppare una riflessione sul cuore dell’esperienza cristiana: Cristo che si è fatto uomo per farci incontrare il Padre. Non è venuto a risolvere i problemi, ma il dramma umano. Parafrasando un celebre libro (“Il dramma dell’umanesimo ateo”), credo ci si trovi davanti alla “farsa di un Cristianesimo ateo”. Ma negli ultimi decenni sono sorti autori che impongono una seria riflessione sul fatto liturgico, riflessione che dopo il Concilio non fu affrontata imponendo un cambiamento (che era necessario), ma che si è rivelato ideologico e devastante”.

Quanto è importante leggere nella cultura cattolica?
“Uno degli strumenti per cui si afferma una cultura e si tramanda con speranza è proprio la lettura. Purtroppo oggi la cultura cattolica è nel popolo una chimera: allo studio e all’acribia nella riflessione, si è sostituita la discussione. Certo, è sempre più evidente una domanda di ‘sacro’ nelle librerie. In fondo è una domanda di verità su se stessi, che a volte però ottiene solo risposte volgari”.

Editate testi religiosi non legati al Cristianesimo?
“L’editrice ha evidentemente una consuetudine cattolica, ma questo non vuol dire necessariamente sacra o religiosa, ma propriamente universale: ci interessa l’uomo. Crediamo che la modalità più intelligente e appassionata per questo sguardo sia proprio quello della Chiesa cattolica. Ma parliamo a questo uomo e in questa società, per esempio, ha avuto un ottimo successo un piccolo testo sul dr. House, vero fenomeno delle fiction di questi anni”.
fonte:rinascimento sacro